RIFLESSIONI SUL VOTO IN EMILIA ROMAGNA

Nella giornata di ieri sono stato scrutatore in uno dei seggi più grandi e più rossi di Ravenna. Ho potuto sentire e ascoltare quello che era il “sentiment”, vedere quelli che sono stati i flussi, ascoltare.
In quel seggio si è concluso con il 47% di affluenza, e un Pd al 55%, M5S 20%, Lega 14% (ma è un caso. In tutta la provincia la maggior parte dei seggi ha la lega molto a di sopra del M5S).
Lì, rispetto alle europee i voti del Pd sono stati dimezzati, quelli del M5S hanno perso un terzo, e la Lega è quintuplicata.

Stamattina ho letto un sacco di analisi, da parte di persone di altre regioni (che per ovvietà di cose non sanno molti retroscena) e da parte di corregionali. Purtroppo ho letto un sacco di faziosità in molte analisi, o il rifiuto netto di analizzare, perchè “tanto abbiamo vinto”.
Ma ragionare non fa male, e qui provo ad esporre i miei pensieri

1) In bocca al lupo a Stefano Bonaccini, nuovo presidente della regione Emilia Romagna, che so che lavorerà molto bene. Ha vinto, e questa non è un’analisi, ma una constatazione. Chi si ferma a questo dato non fa analisi, ma si chiude, dimenticando tutto il contorno.
Non obbligo nessuno a fare analisi. Per me (e sottolineo “per me”) la politica è analisi, la politica è studio, formazione, trasformazione della realtà. Discutere è utile, dibattere è bello. Chiudersi non mi piace, e accontentarsi del “poteva andare peggio” è da perdenti. Ed io voglio un csx vincente.
Chi si accontenta di poco lo rispetto, come rispetto chi si accontenta di un 18 ad un esame. Ma volete mettere la gioia di un 30 rispetto ad “almeno l’ho passato” di un 18?
2) 37%. È l’affluenza nella regione Emilia Romagna. Un disastro. Voi potrete dire “Bill De Blasio è stato eletto col 30% di votanti a New York”, ma l’Emilia Romagna non è New York. L’Emilia Romagna è la regione che ha avuto il più alto numero di partigiani, la regione che ha pagato di più in termini di sangue la “Liberazione”. La regione che non ha mai mancato un appuntamento elettorale (70% di votanti alle europee, per dire), la regione che ha sempre dato tanto valore e significato al voto. Chi ci paragona all’America, sbaglia, e non ci conosce.
3) Scandali. Qualcuno dice che questo è uno dei principali motivi di diserzione dalle urne. E penso sia vero, anche se faccio notare che ci sono stati scandali ben più noti in termini monetari e anche “mediatici” che non hanno impedito una buona affluenza alle elezioni regionali anticipate in Lazio, in Piemonte, in Lombardia (in quest’ultima addirittura i lombardi hanno riconfermato chi era stato travolto dagli scandali).
4) Informazione. Qualche settimana fa scrivevo su Facebook “sento una marea di persone che non sanno neanche che ci saranno le regionali”, ed si è dimostrato vero. Poca informazione, una campagna elettorale sottotono, e anche molta “superficialità” da parte dei media, hanno influito, eccome
5) Primarie. Avevamo già avuto il sentore di allarme alle primarie, con meno votanti che iscritti al Pd. Primarie farsa, con un candidato già deciso, e solo due contendenti. Diciamolo: Renzi ha gestito male la faccenda Emilia Romagna fin da quando ad Agosto riceveva a Roma Bonaccini, Manca, Richetti, per convincerli ad unirsi su uno solo di questi. Perchè? Me lo son chiesto spesso in questi mesi. Che la regione Emilia Romagna, col partito più forte non riuscisse a trovare un candidato DA SOLA, senza il bisogno di Roma, aveva dell’incredibile.
E a questa domanda si è aggiunta quella: dove è finito il Partito? Abbiamo una segreteria, perchè deve decidere Renzi?
6) Richetti. Qualcuno dice “se ci fosse stato Richetti”. Se ci fosse stato Richetti avremmo avuto un presidente della regione Emilia Romagna che al voto per far entrare il Pd nel Pse si astiene, che sui diritti civili non ha una linea di sinistra, che però è carino. Tranquilli, non basta per portare al voto il 70% di emiliani e romagnoli.
7) Balzani. Balzani critica, ed è il suo momento. Ma peggio di vincere le elezioni col 37% di affluenza e il 48% di voti, c’è perdere le primarie meno partecipate della storia, contro quello che poi ha vinto le elezioni col 37% di affluenza e il 48% di voti. Fateglielo sapere.
8) Correnti. Tutte le correnti del pd erano perfettamente rappresentate dai candidati al consiglio regionale. Chi pensa di lucrare su questa cosa solo e unicamente in funzione antigovernativa, sbaglia, perchè il problema è principalmente di Partito. Oppure ha sbagliato ad inviare mail per invitare a votare i candidati “di corrente”
9) Lega Nord. La Lega può festeggiare. Il dato assoluto rispetto alle europee è un gran aumento. In sei mesi raddoppia i voti, più o meno. Si mangia il Cdx.
Rispetto al 2010 prende però meno voti. Detto in modo schietto: riprende il suo elettorato, che col tempo era andato col M5S o con Forza Italia. O nell’astensione (almeno una 30ina di persone che hanno votato nel seggio dove ero scrutatore, non avevano votato alle europee e penso abbiano votato Lega).
Bisognerà analizzare il perchè. Forse il pd dovrebbe iniziare a discutere di immigrazione, lavoro nero, case popolari, campi ROM, senza scendere nel populismo. Ma neanche eludendo i problemi che per persone come me non sono problemi, ma per centinaia di migliaia di emiliani e romagnoli, evidentemente sì.
Anche su questi temi c’è bisogno di riflessione e discussione. E se partiamo con l’idea che nel pd non si può riflettere e discutere, la Lega inizierà veramente ad essere competitiva, anche rispetto a noi.
10) Movimento5stelle. Ci doveva travolgere, si ferma ad un 13%, più o meno il dato assoluto che aveva preso nel 2010. E qui il M5S è nato. Ma la cosa positiva è che ora Grillo ha altri 5 consiglieri regionali da espellere in futuro.
11) Speranza. È il frame renziano, ed è una cosa che mi piace. Anzi: piace. La speranza è quella cosa che ti fa vedere un domani, che ti fa vivere l’oggi. Non so se a tutti coloro che non hanno votato manchi la speranza. Non credo. Però a molti sì, e non si possono liquidare con ‘chiacchiere’ le discussioni su come riportare a loro la speranza.

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2 pensieri su “RIFLESSIONI SUL VOTO IN EMILIA ROMAGNA

  1. Luca

    Guarda Mirko, se non discutiamo almeno noi del PD, allora è davvero finita e si lascia campo libero al populismo più becero. Da osservatore esterno, ma con un occhio di riguardo per una regione modello come l’Emilia-Romagna, dico che tra scandali, condanne, psicodramma primarie e ritiri un risultato del genere era atteso.

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  2. redpoz

    Un punto che mi interessa, fra i tanti evidenziati, è quello riguardo l’incapacità del partito locale di concordare un solo candidato.
    Premetto che, come osservatore esterno, non conosco tanti retroscena e non so che ruolo esattamente abbia svolto Renzi. Però qui (in Veneto) stiamo vivendo una situazione simile con Moretti e Rubinato.
    Personalmente, credo vi sia ancora tanta confusione sul ruolo delle primarie nel PD: si oscilla dal “farle sempre” al “farle il meno possibile”, così ogni consultazione elettorale è occasione di confusione. Sarebbe forse opportuno definire dei criteri, dei principi sul punto.
    Ma, a monte, sarebbe anche necessario immaginare delle procedure alternative: non so in Emilia, ma qui in Veneto l’alternativa è stata “o primarie, o Moretti imposta dall’alto”. Non mi pare una bella alternativa.
    Anche per ridare senso agli iscritti e ai circoli, sarebbe opportuno che se le candidature non sono decise con primarie, siano almeno approvate con una discussione fra i circoli: non mi sembra un requisito eccessivamente complesso….

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